martedì 22 marzo 2011

Ricordando lo svezzamento...

Oggi vorrei parlare di un tema caro a tutte le mamme: lo SVEZZAMENTO. Prima di riportare la mia personale esperienza mi piacerebbe porre l'attenzione sul significato etimologico del termine svezzamento. Svezzare significa far perdere il vezzo, l'usanza, l'abitudine; nello specifico significherebbe far perdere l'abitudine del latte ai bambini, o meglio l'abitudine al seno. Oggi il termine svezzamento ha assunto un significato leggermente diverso: per svezzamento si intende il passaggio da un'alimentazione esclusivamente lattea a una mista. Se dovessi far riferimento al significato etimologico del termine dovrei dire di aver svezzato mia figlia a 13 mesi (a quell'età "le ho tolto definitivamente il seno"), mentre già dall'età di 6 mesi circa assaporava le sue prime minestrine.
Vorrei porre l'attenzione su due aspetti fondamentali dello svezzamento: QUANDO svezzare? COME svezzare?

1. QUANDO INIZIARE LO SVEZZAMENTO?
Per ripondere alla prima domanda vorrei fare riferimento al documento Guiding principles for complementary feeding of the breastfed child (principi guida per l'alimentazione complementare del bambino allattato al seno) pubblicato dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Il principio chiave su cui si fonda questo articolo è che un'ADEGUATA NUTRIZIONE in tenera età e durante la prima infanzia è fondamentale per lo sviluppo dell'intero potenziale umano di ciascun bambino. Kathryn Dewey sottolinea che il periodo tra la nascita e i due anni è una finestra critica per la promozione di una crescita ottimale, per la salute e lo sviluppo del comportamento. L'OMS indica come range di età per introdurre l'alimentazione complementare quello compreso tra i 6 e i 24 mesi (anche se l'allattamento al seno può potrarsi oltre i 2 anni). Nel documento si specifica che sebbene le linee guida dell'introduzione dell'alimentazione complementare riguardino i bambini allattati al seno, nulla toglie che molte di esse siano appropriate anche per i bambini allattati artificialmente. L'allattamento esclusivo al seno conferisce numerosi benefici sia al bambino sia alla mamma. Per il bambino essere allattato esclusivamente al seno fino a 6 mesi significa essere protetto da possibili infezioni grastrontestinali, per la mamma, oltre al periodo di amenorrea, allattare al seno significa favorire la perdita di peso accumulato durante la gravidanza. Un ottimale svezzamento non dipende solo da cosa il bambino mangia, ma anche da come, quando, dove e da chi il bambino viene nutrito.
Dopo aver sinteticamente riportato la posizione espressa dall'OMS in merito allo svezzamento, ritengo utile riportare i tempi dello svezzamento di mia figlia. La pediatra intorno al quarto mese mi disse di iniziare con la mela e la pera grattuggiata. Io entusiasta feci qualche tentativo, ma la piccola non sembrava essere per nulla interessata al cucchiaino e così decisi di rimandare. Rassicurata dal fatto che anche l'OMS consiglia di iniziare lo svezzamento al sesto mese del bambino, non mi preoccupai eccessivamente. Iniziai a cinque mesi e mezzo con la farina lattea il pomeriggio (in sostituzione di una poppata) e a sei mesi con la minestrina (patata, zucchina, carota, semolino, 1 cucchiaio di grana, un filo di olio extravergine) a pranzo. Nel tempo oltre ad aumentare le quantità di semolino, aggiunsi anche omogenizzati di carne (pollo, vitello o coniglio) e iniziai a sostituire con un pasto anche la poppata della cena.

2. COME AFFRONTARE LO SVEZZAMENTO?
Non posso negare che il desiderio di sperimentare la pappa era più mio che di mia figlia. Lei probabilmente avrebbe vissuto tranquillamente con il latte per altri mesi ancora. Con il senno di poi posso dire che forse molti problemi legati allo svezzamento sono legati al fatto che noi genitori, per la voglia di veder crescere i nostri bimbi da un lato e per non "rimanere indietro" rispetto agli altri (sindrome comuni a tutti i genitori), pensiamo che allo scattare del sesto mese i nostri figli siano pronti ad assaporare nuovi sapori e ad utilizzare nuovi strumenti come il cucchiaino. Non è così e lo dimostra il fatto che molte mamme quando iniziano lo svezzamento del loro piccolo entrano in crisi perchè non è così semplice come pensavano. Il problema è che a complicarsi la vita siamo proprio noi! E quindi che fare? Innanzitutto fare un passo indietro e riflettere su alcuni aspetti importanti:
  • Tutti i bambini fin dalla nascita si nutrono attraverso il gesto della suzione: un atteggiamento naturale che appartiene a tutti i neonati e che li accompagnerà per tutta la vita. La deglutizione del cibo con il cucchiaino, invece, si apprende, non è un fatto naturale. Le prime volte, quindi, che il bambino si troverà di fronte a quell'oggetto, fino ad allora sconosciuto, non saprà come comportarsi e tenderà a estrarre la lingua nella posizione tipica della suzione rigettando il più delle volte il cibo. Ciò non significa che il bambino non voglia mangiare, probabilmente non sa come fare.
  • E' importante coinvolgere nostro figlio durante i nostri pasti per suscitare la sua curiosità nei confronti del cibo. Io e mio marito, per esempio, a partire dal momento in cui la piccola fu in grado di rimanere seduta da sola, durante il pranzo e la cena decidemmo di farla sedere a tavola con noi (ovviamente nel seggiolone).

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